James Dyson Award 2020: la soluzione per le microplastiche nei mari
Il problema delle microplastiche nei nostri mari: la soluzione arriva dal vincitore dell’edizione italiana del James Dyson Award 2020
Annunciato il podio italiano del concorso internazionale giunto alla sedicesima edizione. Tutela dei mari, un aiuto per la maternità ed efficienza energetica attraverso la luce del sole: l’ingegno dei giovani italiani al servizio di ambiente e persone.
17 Settembre 2020
Milano, 17 settembre 2020 – Si chiude la fase nazionale del James Dyson Award, il concorso internazionale di progettazione e design – quest’anno giunto alla sua sedicesima edizione – che premia le idee che propongono soluzioni innovative a problemi reali.
Sul gradino più alto del podio, quest’anno, la sostenibilità con il tema dell’inquinamento originato dalle microplastiche presenti nei nostri mari; la soluzione? Si chiama Cloud of Sea – “Nuvola di mare”: uno speciale parabordo che permette ad ogni navigante di fare la propria parte, innescando un circolo virtuoso che parte dal basso. L’ambiente al centro, con uno sguardo anche alla grande novità dell’edizione 2020 del concorso: il premio internazionale riservato al progetto più “green”, che si affianca al riconoscimento principale.
Un’edizione particolare, differente da quelle precedenti a causa della pandemia globale in corso, che ha visto i futuri ingegneri e designer dei principali atenei italiani lavorare a distanza, con tutte le difficoltà di creare dei prototipi durante il lockdown. Una sfida che ha stimolato ancora di più l’inventiva degli studenti e ne ha condizionato le invenzioni.
Anche quest’anno i numerosi progetti in gara affrontano tematiche di interesse generale e reali: dalla sostenibilità all’inquinamento, dalla salute allo spreco di acqua e cibo, con uno sguardo che comprende la società nella sua interezza. Se la problematica su cui si concentra il progetto vincitore è quella legata alla presenza delle microplastiche nei mari, i due progetti finalisti toccano – da una parte – i problemi quotidiani delle donne in gravidanza e – dall’altra – l’importanza di individuare vie alternative volte ad aumentare l’efficienza energetica, attraverso un approccio volto costantemente verso il futuro.
Si tratta, rispettivamente, di Chroma, un dispositivo medico indossabile per il monitoraggio del feto in gravidanza, con l’obiettivo di ridurre gli spostamenti e i disagi delle future madri e di X-Tile, una particolare tegola in grado di regolare la temperatura delle nostre abitazioni permettendo un considerevole risparmio di energia.
Tre progetti, legati da un unico forte filo rosso che li accomuna: la tutela di ambiente e persone, nel segno di un ingegno italiano volto alla risoluzione di problemi pratici e identitari, come i nostri mari, la maternità e la luce del sole che per larga parte dell’anno illumina i paesi del Mediterraneo.
Cloud of Sea, Chroma e X-Tile sono stati selezionati da una giuria di esperti composta da Massimo Temporelli, divulgatore di cultura scientifica, tecnologica e dell’innovazione, Simone Cosimi, giornalista professionista esperto di innovazione e tecnologia e firma de la Repubblica, Wired e Vanity Fair tra gli altri, e Luciano Canova, esperto di sostenibilità ed economista comportamentale, professore presso la Scuola Enrico Mattei.
I progetti accedono ora alla fase internazionale del concorso, competendo con i progetti provenienti dagli altri 27 Paesi dove è aperto l’award. Il vincitore internazionale – scelto da James Dyson in persona – sarà annunciato il 19 novembre e si aggiudicherà il premio finale di 35.000 euro (più 5.500 per l’università di provenienza). Ai due finalisti internazionali andrà invece una somma di 5.500 euro ciascuno.
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Cloud of Sea: le motivazioni della Giuria
Tre giurati, ognuno appartenente a un diverso ambito, ma uniti dalla passione e la conoscenza per l’innovazione, la tecnologia e la scienza. Massimo Temporelli, Simone Cosimi e Luciano Canova, hanno commentato così il progetto vincitore, motivandone il valore: “Cloud of Sea affronta uno dei problemi di maggiore rilevanza come la plastica nei mari, e lo fa attraverso un dispositivo che sintetizza design e semplicità di realizzazione, integrando un pezzo importante della cultura ambientale e di mare italiana”. E proseguono “Un oggetto dall’utilizzo intuitivo e utile che ben si adatta alle imbarcazioni. In questo modo il singolo può fornire il suo personale contributo, diventando parte attiva”. Il futuro dell’invenzione? I giurati 2020 non hanno dubbi: “Potenzialmente potrebbe diffondersi portando alla nascita di una vera e propria community sostenibile tra i naviganti, coadiuvati da luoghi di raccolta delle plastiche creati ad hoc nei porti”.
Il problema delle microplastiche nei mari: Cloud of Sea vincitore nazionale del James Dyson Award 2020
Il problema: La quantità di microplastiche presenti nei nostri mari è in continua crescita. Da uno studio del 2017 dell’ONU¹ si evince che ci sono 51mila miliardi di particelle di microplastica nei mari. Un pericolo in primis per la fauna ittica e, in secondo luogo, per gli esseri umani che finiscono per ingerire a loro volta delle particelle di plastica, ormai integrate nella catena alimentare. Basti pensare che soltanto il Mar Mediteranneo contiene il 7% delle microplastiche presenti nell’acque mondiali.²
La soluzione: L’invenzione del designer vincitore della sedicesima edizione nasce dall’obiettivo di creare un oggetto che permetta ai navigatori di contribuire personalmente alla raccolta delle microplastiche e della spazzatura che quotidianamente finisce in mare danneggiandone l’ecosistema. Partendo dal concetto di facilità di utilizzo e ispirandosi alle forme già presenti nell’ecosistema marino (ad esempio la struttura delle conchiglie), nasce così un parabordo con all’interno un filtro rotante caratterizzato da fori rastremati in grado di trattenere anche le particelle di plastica più invisibili. Facilmente svuotabile una volta rientrati in porto, Cloud of Sea può rappresentare un elemento fondamentale per dare vita a un circolo virtuoso che parte dal basso, in cui ognuno di noi è chiamato attivamente a fare la sua parte.
L’inventore di Cloud of Sea. Giovane designer venticinquenne, marchigiano e con una mente costantemente rivolta verso la creazione di soluzioni pratiche e alla risoluzione di problemi reali: Matteo Brasili è il vincitore dell’edizione italiana del James Dyson Award 2020, laureato presso la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano (NABA). Oltre un anno di progettazione, prototipi, errori e miglioramenti: questo il percorso che ha portato alla nascita del progetto che necessita “di ulteriori miglioramenti dal punto di vista meccanico e tecnico, al fine di renderlo commercialmente sostenibile”, ha commentato Matteo, che da oggi può contare anche sui 2.200 euro ottenuti in qualità di vincitore nazionale.
I finalisti italiani
Chroma
Una soluzione per le donne, dalle donne: Chroma
(Daria Cermola, Roberta Gragnano, Flavia Mastroberardino – Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”)
Chroma è il risultato di un lavoro di team tutto al femminile, messo a frutto con il coordinamento di Carla Langella, professoressa associata presso il Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale dell’Università “Luigi Vanvitelli”. L’idea? Quella di offrire un supporto alle donne in gravidanza in modo da ridurre al minimo gli spostamenti per le necessarie visite di controllo: un pensiero condizionato in parte anche dalle limitazioni dovute alle restrizioni a causa del Covid-19.
Chroma è una vera e propria fascia in tessuto che offre un doppio monitoraggio: attraverso delle sonde per la misurazione, ad esempio, del battito cardiaco, e poi un controllo visivo, con la banda che modifica il suo colore e aspetto con il passare del tempo, in modo che la neo-mamma possa avere sempre sotto controllo la situazione a 360 gradi.
Le studentesse campane hanno potuto contare sull’appoggio e la consulenza di un team allargato composto da vari profili professionali che si sono appassionati al progetto: Valentina Perricone, biologa e dottoranda, che si è occupata di come trasferire un meccanismo naturale come quello dei cromatofori (tipico dei cefalopodi), in modo da creare un tessuto che fosse in grado di dare feedback visivi con il passare dei mesi; il ginecologo Giovanni Da Palma, che già da tempo stava studiando un metodo per mettere a punto delle sonde per un monitoraggio del feto da remoto; e infine Biase Celano, ingegnere napoletano, che si ha supportato le giovani inventrici per quanto riguarda la parte tecnologica.
“La sinergia tra innovazione tecnologica e la conoscenza dei meccanismi messi in atto dalla natura – conclude la professoressa Langella - permette di migliorare la vita di molte persone; nel caso della maternità, in un momento di grande gioia ma anche di fragilità”.
X-Tile
La tegola che cambia colore e riduce i consumi di energia: X-Tile
(Manuel Ibba – Politecnico di Torino)
“Anni fa lessi una notizia riguardante lo scioglimento dei ghiacciai nelle zone da cui provengo e dei tentativi per salvarli coprendoli in estate con degli enormi teli bianchi per isolarli e soprattutto per riflettere la luce, in modo da mantenere una temperatura più fredda sulla superfice”. Da quel momento, Manuel – laureato al Politecnico di Torino in Ecodesign - ha iniziato a immaginare quella che diventerà X-Tile, ovvero un modo per applicare questo principio sui tetti delle nostre case.
X-Tile è una speciale tegola in grado di dissipare il calore con proprietà termo-cromiche date da una particolare vernice che respinge o trattiene il calore: riflette la luce diventando bianca con il caldo (sopra i 20°) e la assorbe divenendo nera con il freddo (sotto i 20°); in questo modo regola la temperatura all’interno delle abitazioni, permettendo di risparmiare energia.
Progettista per vocazione e professione, Manuel mette la sostenibilità al primo posto, anche attraverso un auspicio per i prossimi anni: “Ho avuto la fortuna di laurearmi in ‘Ecodesign’ ma mi auguro che i nuovi corsi di ingegneria o di design non abbiano più la necessità di distinguersi con un nome ‘green’; i requisiti di sostenibilità, anche in progetti accademici, dovrebbero essere impliciti e compresi in ogni indirizzo di stud